Con lo sviluppo di settori come la meccanica, l’oleodinamica e l’automotive i limiti imposti sul particolato presente nelle linee produttive sono sempre più stringenti.

Vista l’influenza che le particelle hanno sul rendimento del prodotto, all’interno dei processi di produzione è necessario, infatti, prestare sempre più attenzione al livello di pulizia dei componenti.

Affidarsi al supporto di un laboratorio esterno per le analisi dedicate alla contaminazione industriale si rivela una scelta strategica per tutte le aziende che devono attenersi a specifiche regolamentazioni e che ricercano un valido collaboratore in grado di erogare risultati accurati e affidabili.

Durante l’attività di analisi, infatti, i tecnici specializzati seguono iter specifici, eseguendo tutte le operazioni necessarie al fine di ottenere una risposta alle esigenze del cliente, seguendo procedure specifiche chiaramente delineate all’interno del laboratorio.

Al termine di ogni analisi, il cliente riceve un report finale contenente dati e risultati utili alla valutazione dello stato di pulizia della linea di produzione. Con l’obiettivo di identificare chiaramente i punti salienti e supportare il cliente nella sua lettura e interpretazione, in Unilab è stata stabilita una precisa strutturazione di tale documento.

Uno dei punti sul quale è necessario porre attenzione sono le tabelle rappresentate. In esse viene indicato il valore totale di tutte le particelle che sono state individuate durante l’analisi e, attraverso l’utilizzo di strumenti professionali, vengono divise in classificazioni specifiche, quali:

  • Particelle riflettenti: ovvero particelle che vengono statisticamente associate ai metalli per la loro caratteristiche di riflettere alla luce. È necessario riconoscere, però, che ciò non può essere interpretata come una certezza “chimica” poiché possono manifestarsi casi in cui i metalli non riflettono, per esempio quando si presentano in forma opacizzata.
  • Particelle non riflettenti: come sopra descritto, statisticamente le particelle “non riflettenti” dovrebbero comprendere tutti i materiali che si identificano come “non metalli”. Per accertare la tipologia di particella è necessario, però, ricorrere ad altre analisi specifiche che il laboratorio può eseguire;
  • Fibre: tutte le “fibre” vengono suddivise dal software su base morfologica. Esso, successivamente la classificazione di tutte le particelle riflettenti, seleziona e classifica la restante parte in base alla loro morfologia: se queste si presentano come lunghe e strette verranno identificate come fibre, mentre se rotondeggianti come particelle.

Poiché i problemi derivanti dal mancato rispetto del limite di conformità sono molteplici e possono giungere fino alla richiesta di blocco del ciclo di produzione, l’azienda può decidere di essere supportata anche per l’intera durata del processo produttivo.

Non sempre l’interpretazione delle normative imposte e dei risultati ottenuti risulta semplice ed immediata alle aziende che necessitano test di contaminazione industriale, ma il confronto con professionisti del settore e l’utilizzo di documenti chiaramente strutturati può contribuire al raggiungimento degli obiettivi prefissati.